Da principio erano quaranta ore tassative, possibilmente tutte con lo stesso giorno di chiusura, il sabato pomeriggio, così non ci facevamo concorrenza e davamo un senso e una sostenibilità ai turni obbligatori.
Poi ci fu la liberalizzazione dell’orario e l’elemento decisionale fu adeguarsi a quello che faceva il nostro vicino.
Infine intervenne il marketing, spiegandoci che il primo incentivo alle vendite era essere aperti per più tempo possibile.
Risultato: orari infiniti, lavoro gestito malissimo, collaboratori stressati e scontenti, titolare stravolto nell’affanno di coprire tutti i buchi, fare di tutto e di più ed essere dappertutto.
All’origine di questo disastro c’è un errore fondamentale: è verissimo che un’azienda di successo dà al suo cliente ciò che desidera, tuttavia lo deve fare non solo in accordo con le sue reali possibilità, ma soprattutto tenendo presente che i clienti in realtà non sanno davvero quello che vogliono e quindi vogliono tutto, a prescindere.

E’ meglio offrire un orario di apertura infinito o gestire una consegna domiciliare regolare e affidabile?
Un’organizzazione puntuale e scrupolosa può impressionare il cliente più favorevolmente di un servizio “alla carta”?
Sicuramente ogni scelta ha dei costi e non richiede poco lavoro e impegno, ma soprattutto comporta delle inevitabili rinunce (se fra due cose ne scelgo una, è evidente che rinuncio all’altra); tuttavia ragionare in questo modo ci porta ad avere un atteggiamento proattivo, indispensabile se non vogliamo sempre essere quelli che subiscono la volontà altrui.