Uno dei problemi più frequenti che mi capita di osservare è la poca oggettività con la quale valutiamo la nostra realtà: molto spesso mi vengono descritti ambienti di lavoro e situazioni che un’analisi più attenta e disincantata smentisce clamorosamente. Il guardare con gli occhi della mente piuttosto che con quelli reali induce a non pochi errori che sarebbero facilmente evitabili se periodicamente ci trasformassimo nei clienti di noi stessi per renderci conto se effettivamente soddisfiamo le nostre richieste e gli standard di qualità che ci siamo imposti. Essere il pubblico di noi stessi offre una visione un po’ più articolata della nostra impresa che non il solo sguardo dall’interno perché offre anche la prospettiva di chi non sa cosa c’è “dietro” il nostro lavoro, delle difficoltà, degli intoppi, della fatica e dei compromessi a cui dobbiamo continuamente ricorrere per cercare di far fronte a tutto. Lo sguardo “da fuori” è privo dell’autoindulgenza con la quale spesso perdoniamo colpe ed errori e ci consente di capire dove aggiustare il tiro, dove correggere e dove dobbiamo proprio riorganizzare tutto da capo.